Alzi la mano chi sa come si sono distribuiti
i confini del Chianti Classico fra Fiorentini e Senesi

La leggenda racconta che per delineare i confini ci si affidò al canto del gallo, anzi di due galli, uno nero e uno bianco.

L’accordo era che all’alba di un giorno prestabilito, due cavalieri sarebbero partiti dalle rispettive città (Siena e Firenze) al cantare del gallo e il punto in cui si fossero incontrati avrebbe costituito la linea di confine. Il gallo nero fiorentino, però, venne tenuto al buio ed affamato per due giorni, prima di essere liberato in piena notte. Non appena libero, il povero animale cantò dalla felicità, dando il permesso al cavaliere fiorentino di partire immediatamente.

Grazie alla partenza anticipata il cavaliere fiorentino riuscì a percorrere più strada e ad incontrare il suo omologo senese in prossimità di Castellina in Chianti.

La storia ha poi fatto il suo corso, ma i vitigni toscani sono sopravvissuti ai romani e alla loro caduta, hanno resistito ai secoli bui del medioevo per tornare in auge nel rinascimento, per raggiungere un livello davvero elevato anche nei secoli successivi, grazie a personaggi come Cosimo III de’ Medici che il 24 settembre del 1716 impose che tutti i vini denominati Chianti, Carmignano, Pomino e Val d’Arno di sopra fossero prodotti esclusivamente all’interno delle aree geografiche di provenienza. Una sorta di denominazione di origine controllata primordiale.

Come non rifarsi a siffatta lungimiranza? Impossibile non tenere presenti gli insegnamenti di illustri predecessori e rifarsi a valori di qualità e concretezza al momento di offrire un prodotto e un servizio alla propria clientela.